Man Ray. Opere 1912-1975 - Palazzo Ducale,
Appartamento del Doge, Piazza Giacomo Matteotti, 9 - Genova
(Foto: Man Ray. Retour à la raison, 1923 circa, stampa in bianco e nero alla gelatina d’argento, 39 x 29.5 cm. Riproduzione da negativo originale, 1976. Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC, Venezia © Man Ray Trust by SIAE 2023 )
Mostra
in corso dal 11 marzo al 27 agosto 2023
A Palazzo Ducale apre una grande mostra - Man Ray. Opere 1912-1975 - che rende omaggio al lavoro del grande maestro
Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray, nato a Filadelfia nel 1890 e morto a Parigi nel 1976,
passato alla storia come uno dei più grandi fotografi del secolo scorso, ma anche
straordinario pittore, scultore e regista d’avanguardia.
Comunicato stampa della mostra Man Ray. Opere 1912-1975
Il progetto è firmato Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e Suazes,
impresa culturale e creativa con la quale Fondazione è alla sua quinta collaborazione.
La mostra – curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola – raccoglie circa 340 pezzi,
fra fotografie, disegni, dipinti, sculture e film: il percorso espositivo è, per la qualità
delle opere e per la loro provenienza da importanti collezioni nazionali e internazionali, un
appuntamento imperdibile per tutti coloro che desiderano immergersi nel fecondo periodo
delle avanguardie di inizio Novecento e nella creatività di uno dei protagonisti assoluti di
quella stagione, attivo poi anche nella seconda metà del secolo.
La volontà dell’artista di rompere gli schemi e creare nuove estetiche, unita all’ironia e alla
sensualità che permeano ogni sua opera, sono gli elementi che ne hanno ispirato e
caratterizzato la poetica. Lo stesso Man Ray racconta nella sua autobiografia del carico di
«entusiasmo a ogni nuova direzione imboccata dalla mia fantasia, e con l’aiuto dello spirito
di contraddizione progettavo nuove escursioni nell’ignoto».
La mostra di Palazzo Ducale si articola in sezioni che ne ripercorrono cronologicamente la
biografia, dai suoi esordi nella New York di inizi Novecento, passando per la Parigi delle
avanguardie storiche tra anni Venti e Trenta, fino a giungere agli ultimi anni della sua
carriera e della vita, trascorsi tra gli Stati Uniti e Parigi.
Un viaggio che comincia – nella prima sezione – con una serie di autoritratti dell’artista,
nei quali già si ritrova quell’idea di corpo che sarà centrale in tutta la sua produzione;
autoritratti fotografici, tra cui quello celeberrimo con la barba tagliata a metà, ma anche
calchi dorati, maschere, in una continua rappresentazione di sé e della propria ambigua e
sempre mutante identità. Ad essi si affiancano alcuni ritratti di Man Ray realizzati da grandi
protagonisti dell’arte della seconda metà del Novecento come Andy Warhol (una splendida
tela e una preziosa serigrafia), David Hockney e Giulio Paolini, a dimostrazione del rispetto
e della considerazione di cui Man Ray ha sempre goduto nell’ambiente artistico.
La seconda sezione della mostra – "New York" – racconta il rapporto con la metropoli
americana, dove l’artista tiene la sua prima personale alla Daniel Gallery nel 1915. In questo
periodo realizza alcuni dei suoi primi capolavori, come i collages della serie Revolving Doors
esposti in mostra, e le due versioni della scultura By Itself. È la stagione del Dada americano,
che Man Ray vive da protagonista assieme a colui che sarà prima il suo mentore e poi
l’amico e complice artistico di una vita, Marcel Duchamp, autentico faro dell’avanguardia
mondiale nella prima metà del Novecento.
È proprio questo rapporto creativo con Marcel Duchamp a costituire la terza sezione
della mostra genovese. Qui si trovano due autentiche icone dell’arte del XX secolo come La
tonsure e Elevage de poussiére (entrambe realizzate nel 1921), fotografie che rimettono in
discussione l’idea stessa di ritratto e di realtà, là dove la superficie impolverata di un vetro
diventa un paesaggio alieno, futuribile.
La sezione che segue è dedicata a Parigi e alla “scoperta della luce”. Man Ray giunge
nella capitale francese nel 1921, accolto dallo stesso Duchamp e dall’intera comunità
dadaista: il racconto degli Anni Venti e Trenta e dell’evasione dell’artista dalle abitudini e
dalle convenzioni sociali americane viene sviluppato interamente attraverso la fotografia,
tecnica alla quale Man Ray deve la parte più consistente della sua fama. A Parigi tiene una
personale alla Librairie Six di Parigi e l’anno dopo pubblica i primi Rayographs, le immagini
fotografiche ottenute senza la macchina fotografica che saranno accolte con entusiasmo
dalla comunità artistica parigina. Una comunità che vive, tra Dadaismo e Surrealismo, la
sua stagione d’oro negli anni Venti e Trenta, e di cui Man Ray è insieme protagonista e
testimone.
Proprio in questa sezione sono esposte le immagini dei personaggi che animavano il
contesto culturale dell’epoca, che diventano protagoniste di alcuni dei capolavori assoluti
dell’artista. Ad esempio, la leggendaria modella Kiki De Montparnasse (soggetto di una delle
icone più celebri del XX secolo, Le Violon d’Ingres, esposto in mostra), oppure Lee Miller
(assistente, compagna, musa ispiratrice e a sua volta grande fotografa, protagonista e
complice di alcuni degli scatti più celebri di Man Ray), Meret Oppenheim e Nush Eluard, o
artisti e intellettuali come Erik Satie, Antonin Artaud e Georges Braque. Nella “Ville
Lumière”, Man Ray decide infatti di dedicarsi alla fotografia anche come professione,
trovando uno studio, relazioni e strumenti propri per sostentarsi economicamente e
instaurare legami di committenza con il mondo della moda, dell’arte e della cultura. È così
che l’artista diventa il narratore per immagini di una delle stagioni più ricche di fascino della
cultura del XX secolo, il ritrattista di un mondo irripetibile.
La mostra prosegue con le sezioni "Corpo surrealista" e "Corpo, ritratto e nudo". Temi
fondamentali e ricorrenti nella ricerca visiva di Man Ray sono quelli del corpo e della
sensualità, che nel periodo surrealista diventano il centro della sua ispirazione, come
dimostrano alcune delle immagini più note dell’artista esposte in questa occasione: le
fotografie come Larmes, La Prière, Blanche et Noire, dipinti e grafiche come A l’heure de
l’observatoire – Les Amoureux, con le labbra di Kiki ingigantite che volano sopra il
paesaggio, un’altra delle grandi icone inventate da Man Ray nella sua carriera, per giungere
a una scultura come Venus restaurée, ironica e geniale riflessione sulla classicità. Un punto
cardine nella storia del movimento è l’Exposition Internationale du Surréalisme del 1938,
illustrata all’interno del percorso espositivo dalla serie fotografica Resurrection des
mannequins (1938), e da numerosi prodotti editoriali creati a più mani per raccontare le varie
modalità di rappresentare questa rivoluzione culturale e le intersezioni dell’avanguardia con
il mondo reale. Nella serie Mode au Congo (1937), ad esempio, i copricapi centrafricani
acquistati da Man Ray all'Esposizione coloniale di Parigi del 1931 sono sfoggiati come haute
couture da modelle femminili, tra cui la compagna dell’epoca Ady Fidelin. In questa sezione
sono mostrate anche altre opere fotografiche come i ritratti di Meret Oppenheim al torchio
da Louis Marcoussis e Models (1937), nucleo di lavori che presenta una raccolta quotidiana
di fotografie di modelle e artiste che Man Ray aveva frequentato durante il primo periodo
parigino, espressione di come l’erotismo e l’amore libero rappresentino non solo uno dei
ricordi più intimi dell’autore ma anche uno dei motori propulsori della sua creatività.
Il 1940 segna l’anno del ritorno di Man Ray in America – prima a New York e
successivamente a Los Angeles –, un ritorno causato dall’impossibilità di vivere nella Parigi
occupata dai nazisti. Nella sezione "Los Angeles/Paris" vengono indagati gli anni in cui
l’artista preferisce rimanere ai margini della scena e lavorare in ritiro solitario, dedicandosi
in particolare alla sua prima grande passione, la pittura. Allo stesso tempo, sono tempi
segnati dalla relazione con la ballerina e modella Juliet Browner, musa della sua vita e
protagonista della meravigliosa serie fotografica 50 Faces of Juliet, realizzata tra il 1941 e il
1955. Si tratta di cinquanta ritratti della donna realizzati con diverse tecniche e stili,
spaziando tra i vari registri per esplorare le possibilità creative offerte dalla fotografia.
Continua comunque in questi anni anche la realizzazione di nuovi ready made, così come
possibile vedere ad esempio in Mr Knife and Miss Fork (1944-1973).
La sezione finale della mostra vede Man Ray attivo nuovamente a Parigi e in Europa, dove
si consolida la sua fama di maestro dell’arte delle avanguardie. È una sorta di revisione,
rilettura e aggiornamento del proprio percorso, rappresentata in mostra dagli splendidi
dipinti Decanter (1942) e Corps à Corps (1952), da ready made come Pêchage (1972) e
Pomme à vis (1973). La mostra si chiude dunque come era cominciata, con un maestro
della luce che continua a reinventare il mondo attraverso l’arte, con infinita ironia e
intelligenza.
La mostra evidenzia l’originalità, le innovazioni e i contributi dell’artista nell’evoluzione e
nell’ideazione anche del cinema d’avanguardia, con pellicole storiche proiettate in un
ambiente autonomo quali – tra le altre – Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926),
L'Étoile de mer (1928) e Les Mystères du château du dé (1929).
Il catalogo, edito da Dario Cimorelli Editore, contiene la riproduzione di circa 150 opere,
i saggi dei due curatori e un saggio di Matteo Fochessati dedicato al fondamentale rapporto
tra Man Ray e l’editoria d’arte: si tratta di una delle tante particolarità della mostra, nella
quale sono esposti alcuni dei preziosi volumi composti da Man Ray insieme ai compagni di
strada surrealisti, tra cui i celebri e scandalosi Facile e 1929, realizzati con i poeti e amici
Paul Eluard, Benjamin Peret e Louis Aragon.
Informazioni utili per la visita
Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 19 (biglietteria chiusa dopo le 18). Lunedì chiuso. Aperta Pasqua e Lunedì dell’Angelo, lunedì 24 aprile e 1° maggio.
Biglietti: intero € 13, ridotto € 11.
Telefono: +39.010.8171600
E-mail:
[email protected]
Sito web: Palazzo
Ducale |