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Mostra Cibo per gli Antenati, Fiori per gli Dèi al Museo d'Arte Orientale E. Chiossone di Genova

La mostra Cibo per gli Antenati, Fiori per gli Dèi in svolgimento al Museo d'Arte Orientale di Genova: gli artisti e le opere, i periodi e gli orari, gli articoli e il comunicato stampa della mostra.
Mostra Cibo per gli Antenati, Fiori per gli Dèi Genova
Cibo per gli Antenati, Fiori per gli Dèi. Trasformazioni dei bronzi arcaistici in Cina e Giappone - Museo d'Arte Orientale E. Chiossone, Piazzale Mazzini, 4 - Genova

Mostra in corso dal 1 aprile 2017 al 13 gennaio 2019

In mostra al Museo d'Arte Orientale E. Chiossone una serie importante di manufatti in bronzo e metallo proveniente sia dalla collezione del Museo Chiossone sia dal Museo Nazionale d'Arte Orientale di Roma, dal Museo d'Arte Cinese ed Etnografico di Parma e da collezioni private.

Comunicato stampa

Il Museo Chiossone di Genova custodisce le collezioni d’arte giapponese e cinese che Edoardo Chiossone (Genova 1833-Tokyo 1898), distinto professore genovese di tecniche di disegno e incisione, raccolse durante il suo soggiorno in Giappone di oltre 23 anni, dal 1875 fino alla morte nell’aprile del 1898.

Grazie alla loro ampia varietà, le collezioni Chiossone consentono di studiare sia la storia dell’arte giapponese sia le relazioni culturali e artistiche Cina-Giappone.

A questo riguardo la collezione di manufatti in bronzo e metallo è particolarmente importante: i pezzi arcaistici cinesi databili dalla dinastia Song Meridionale (1127-1279) fino alla fine del secolo XIX, importati in Giappone a cominciare dal periodo Muromachi (1393-1572), documentano sia il plurisecolare interesse cinese per le antichità, sia il gusto giapponese, coltivato dall’aristocrazia militare e dai maestri del tè, di collezionare vasi cinesi in bronzo per comporre i fiori (hanaike ??). Quanto alla sezione della bronzistica giapponese del Museo Chiossone, comprende opere insigni, databili dalla Protostoria (periodi Yayoi e Kofun, secoli III a. C – VII d.C.) fino al tardo periodo Meiji (1868-1912).

La maggior parte delle opere che saranno esposte nella rassegna di Genova appartiene al Museo Chiossone, con la significativa partecipazione di prestiti importanti provenienti dal Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, dal Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma e da collezioni private.

Dal secondo millennio a. C. fino alla fine della dinastia Han nel secolo III d.C., i vasi in bronzo della Cina arcaica erano impiegati nelle offerte rituali di carni, cereali e bevande fermentate agli Antenati. La loro riscoperta in epoca storica, al tempo della dinastia Song Settentrionale (960-1127), comportò non solo il tentativo di ricostruire i contenuti e i significati dei riti antichi, ma anche l’esigenza di documentare e studiare il vasellame rituale in bronzo dell’Antichità sia mediante classificazioni e catalogazioni illustrate, sia mediante la riproduzione in bronzo e ceramica degli esemplari arcaici. Questo rilevante fenomeno di studio, copia e riproduzione delle antichità, noto in Occidente come ‘arcaismo’ o ‘produzione arcaistica’, durò ininterrottamente fino alla fine della dinastia Qing (1644-1911).

Tuttavia, alla fine del primo millennio dell’era volgare gli universi religiosi e spirituali della Cina erano irreversibilmente cambiati rispetto a quelli arcaici: non più soltanto gli Antenati, bensì anche gli Immortali del Taoismo, i Risvegliati e i Bodhisattva del Buddhismo, insediati sugli altari e nei templi, richiedevano culto e offerte acconce, differenti da quelli antichi: vale a dire, fiori, incenso e luce di lampade o candele. Così, nei vasi anticamente ricolmati d’offerte di cereali si bruciava incenso, nei vasi e nei calici un tempo usati per contenere e libare il vino agli antenati si componevano fiori.

I bronzi cinesi in stile arcaistico importati nell’arcipelago giapponese dal secolo VII fino al XIX erano destinati essenzialmente alla corte imperiale, ai grandi monasteri buddhisti e, dalla fine del secolo XIII in avanti, anche all’aristocrazia militare. In Giappone queste opere d’importazione appartenevano alla speciale categoria dei karamono kodo ????, ‘oggetti cinesi in bronzo’ avidamente ricercati, collezionati e custoditi dall’élite politica durante i periodi Muromachi (1393-1572), Momoyama (1573-1600) ed Edo (1600-1868). Ebbene, questi bronzi, che insieme ad altri karamono quali calligrafie, dipinti, lacche intagliate e ceramiche celadon rappresentano l’espressione del prestigio culturale del Giappone legato al possesso dei capolavori cinesi, sono parte essenziale della storia dell’arte e del gusto giapponese, sui quali esercitarono influssi profondi nel corso dei secoli.

I vasi da fiori cinesi (karamono hanaike ????) dei secoli XIII-XVIII appartenenti al Museo Chiossone sono opere d’alto valore artistico, culturale, simbolico e tecnico. I più antichi ad essere importati in Giappone risalgono ai secoli XIV-XV: erano impiegati nella decorazione zashiki kazari ??? – vale a dire, nelle esposizioni ornamentali preparate nelle sale di rappresentanza e da ricevimento delle residenze feudali. I bronzi cinesi delle epoche successive, databili ai secoli XV-XIX, cioè dal medio periodo Ming al periodo Qing tardo e finale, trovarono collocazione sia nell’ambito della cerimonia del tè (chanoyu ???) sia negli ambienti dei bunjin ??, i letterati sinofili che praticavano la ‘via del tè infuso’ (senchado ???). Svariati dei vasi da fiori importati dalla Cina appartenenti al Museo Chiossone sono strettamente comparabili a esemplari storicamente classificati in Giappone come ‘opere celebri’ (meibutsu ??) o ‘di grande rinomanza’ (omeibutsu ???), appartenute in passato a collezioni aristocratiche e a grandi maestri del tè e trasmesse ai patrimoni dei musei giapponesi pubblici e privati fino all’epoca contemporanea.

Infine, importa considerare che nelle collezioni Chiossone svariati rikkahei ??? giapponesi – vale a dire, grandi vasi in bronzo per le composizioni floreali formali, prodotti dalla fine del secolo XVI ai primi del XIX da bronzisti specializzati noti come ‘maestri di vasi da fiori’ (ohanaire-shi ????) – attestano sia l’esemplarità artistica e culturale attribuita all’antica tradizione del collezionismo d’antichità cinesi, sia la creazione selettiva, da parte dei grandi bronzisti giapponesi, di uno stile arcaistico d’ispirazione cinese pienamente consono al gusto locale.

Orari: fino al 7 ottobre dal martedì al venerdì dalle 9 alle 19.00; sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30. Dal 10 ottobre dal martedì al venerdì dalle 9 alle 18.30; sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.00. Chiuso il lunedì.
Biglietti: intero € 5, ridotto € 3.
Telefono: +39.010.542285
E-mail: [email protected]
Sito web: Museo Chiossone

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